Da una crisi all’altra

Dall’inizio del 2022 Christine Schraner-Burgener è a capo della Segreteria di Stato della migrazione, l’istanza inferiore dalla quale proviene il maggior numero di casi evasi dal TAF. Nella sua funzione è responsabile di oltre un migliaio di collaboratrici e collaboratori. Un incarico ricco di sfide, non da ultimo a causa della guerra in Ucraina.

03.05.2023 - Andreas Notter

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Ritratto di Christine Schraner Burgener
Responsabile di oltre mille dipendenti: Christine Schraner Burgener. Foto: Keystone

All’inizio dell’anno scorso ha assunto la direzione della Segreteria di Stato della migrazione (SEM). Cosa l’ha tenuta più impegnata nei primi mesi?

La guerra in Ucraina e le sue ripercussioni per la Svizzera. Nelle prime settimane abbiamo dovuto accogliere un gran numero di persone in cerca di protezione. Certi giorni ne arrivavano quasi 2000, per lo più donne e bambini. Per la SEM è stata una sfida enorme. Mi sono rimboccata le maniche e insieme ai miei collaboratori abbiamo lavorato da mattina a sera per trovare soluzioni che ci permettessero di registrare rapidamente queste persone e offrire loro un tetto. Ci siamo riusciti anche grazie alla buona collaborazione con i Cantoni e i Comuni e alla generosità della popolazione. Il personale della SEM era ed è tuttora molto sollecitato e sotto pressione, anche perché il numero delle domande d’asilo continua ad aumentare. Sono fortunata di essermi ritrovata a capo di un ufficio federale in cui il personale collabora ed è molto affiatato.  

Come ha vissuto la transizione da inviata speciale delle Nazioni Unite per il Myanmar alla SEM?

Sono passata da una crisi all’altra. La differenza maggiore è sicuramente il fatto che in Myanmar ero da sola e dovevo organizzare molte cose senza poter contare sul supporto di altre persone. Alla SEM, invece, ho trovato team efficienti che lavorano con grande autonomia e che fanno molto per facilitarmi il lavoro. Sono responsabile di oltre mille persone che si impegnano quotidianamente per attuare la politica migratoria svizzera. Il mio compito è creare condizioni quadro che permettano loro di concentrarsi pienamente sulle loro mansioni. Apprezzo molto il fatto di far parte nuovamente di un team con cui posso scambiare idee ogni giorno. Alla fine, però, la sostanza è lo stessa: trovare soluzioni a sfide complesse. E, come in Myanmar, anche alla SEM ad essere in gioco è sempre il destino di esseri umani.

Qual è la situazione generale della migrazione in Svizzera e quali tendenze osserva?

La politica migratoria svizzera gode di un’ottima reputazione a livello internazionale. Me lo sento ripetere costantemente quando parlo con le mie omologhe e i miei omologhi all’estero. Trattiamo celermente le domande d’asilo e abbiamo una politica di integrazione efficace, ma eseguiamo anche gli allontanamenti in modo sistematico. Vogliamo continuare su questa strada per poter contare anche in futuro sul sostegno di un’ampia maggioranza della popolazione. Di certo le sfide non diminuiranno. A livello globale, le persone sfollate sono più numerose che mai e la pressione migratoria è enorme. La SEM deve prepararsi a un aumento delle domande d’asilo. E nessuno sa come si evolverà la situazione in Ucraina.

La situazione giuridica nel settore dell’asilo è in continua evoluzione ed è influenzata anche dal diritto internazionale. Come fa a tenersi aggiornata sui nuovi sviluppi giuridici e al tempo stesso affrontare il lavoro quotidiano

L’osservazione, l’analisi e la valutazione degli sviluppi giuridici nel settore dell’asilo rientrano nel lavoro di «policy». Nell’ambito direzionale Asilo la SEM dispone di esperti per tutti i temi giuridici più importanti e per i Paesi di origine dei richiedenti l’asilo. Basandosi sull’evoluzione della situazione nei Paesi di origine e della giurisprudenza a livello nazionale e internazionale, questi professionisti sviluppano da un lato la prassi in materia di asilo e di allontanamento e dall’altro la «policy» della SEM e le traspongono in documenti interni, per esempio nelle note sul trattamento delle domande.

Come e su cosa scambiate informazioni con le autorità estere?

Lo scambio avviene su base continuativa ed è fondamentale per salvaguardare gli interessi della Svizzera nel settore della migrazione. La cooperazione della SEM con i partner all’estero copre un’ampia varietà di temi e di aree geografiche: negoziati per accordi sui visti o sulla riammissione, colloqui nell’ambito dei dialoghi internazionali sulla migrazione o strategie per reintegrare nel Paese di origine i richiedenti l’asilo respinti. Ogni scambio è improntato al partenariato. Oltre a considerare gli interessi della Svizzera, ci focalizziamo sui bisogni e sulle sfide dei Paesi di origine e di transito. Sosteniamo progetti in settori quali la politica di integrazione, le procedure d’asilo o la gestione della migrazione, sia finanziariamente sia attraverso lo scambio diretto di conoscenze. I funzionari di collocamento (Immigration Liaison Officers o ILO) che la SEM impiega nei più importanti Paesi di origine e di transito svolgono un ruolo importante in questo senso. Conoscono la situazione sul terreno e sanno come la Svizzera può aiutare al meglio. Scambiamo informazioni con altri Paesi su questioni relative all’asilo e ai rifugiati anche nell’ambito delle organizzazioni internazionali.

«La stretta collaborazione con l’UE e con singoli Stati europei è di fondamentale importanza, soprattutto in situazioni di crisi come la guerra in Ucraina.»

Christine Schraner-Burgener

Come si articola la cooperazione con l’UE?

La Svizzera partecipa alla politica dell’UE in materia di asilo e migrazione nel quadro dell’associazione a Schengen e Dublino. In virtù dell’adesione a Schengen, collabora alla politica comune di protezione delle frontiere e dei visti e contribuisce al finanziamento dei fondi europei a sostegno di tale politica. In materia di asilo, il sistema Dublino stabilisce quale Stato europeo è competente per l’esame di una domanda d’asilo. L’associazione a questi strumenti ha un grosso impatto sul lavoro quotidiano della SEM: analizziamo costantemente le ripercussioni della politica europea in materia di asilo e migrazione sulla prassi svizzera. Parallelamente, assicuriamo la rappresentanza della Svizzera in diversi gruppi di lavoro delle istituzioni europee che si occupano dello sviluppo del quadro giuridico di Schengen e Dublino. Negli ultimi anni, la cooperazione bilaterale, soprattutto con i Paesi confinanti e con quelli lungo la frontiera esterna dello spazio Schengen, sottoposti a una forte pressione migratoria, ha assunto un’importanza crescente.

Qual è l’impatto della guerra in Ucraina in questo contesto?

La stretta collaborazione con l’UE e con singoli Stati europei è di fondamentale importanza, soprattutto in situazioni di crisi come la guerra in Ucraina. Garantisce infatti che la Svizzera sia sempre aggiornata sugli sviluppi e integrata nelle strategie e negli strumenti paneuropei. Sono regolarmente in contatto con i miei omologhi, soprattutto quelli dei Paesi confinanti, o faccio visita ad altri importanti partner del settore della migrazione. Accompagnare la consigliera federale Keller-Sutter alle riunioni del Consiglio Giustizia e Affari interni dell’UE è inoltre un’occasione per un confronto diretto con molti rappresentanti dei Paesi dell'UE.

Il personale della SEM lavora a diretto contatto con i richiedenti l’asilo. Come vive questa prossimità e il fatto di dover decidere sul loro destino?

Per il personale del settore dell’asilo è una sfida mantenere una distanza professionale di fronte alle storie difficili e talvolta tragiche al quale è confrontato ogni giorno. In questo caso è soprattutto importante che vi sia uno scambio intenso e aperto con le colleghe e i colleghi del team. Chi lo desidera può fare ricorso al coaching o alla supervisione. Stiamo creando un programma di supervisione a bassa soglia. Quando parlo con le colleghe e i colleghi di questo settore, rimango sempre stupita dalla professionalità con cui si gestiscono le audizioni mantenendo sempre una grande umanità. In Asia ho lavorato in zone di conflitto. Ho visto molta sofferenza ma ho anche imparato che si ottiene di più mostrando fermezza senza mai perdere l’empatia.

Può spiegarci brevemente cosa succede quando un richiedente l’asilo arriva in Svizzera?

All’arrivo in Svizzera, la persona in cerca di protezione presenta una domanda in un centro federale d’asilo. Dopo la registrazione e l’accoglienza in un centro con funzione procedurale, la persona è convocata a un colloquio secondo la procedura Dublino e vengono rilevate le sue impronte digitali per confrontarle con quelle registrate nella banca dati centrale Eurodac. In questo modo possiamo verificare se la procedura d’asilo è di competenza della Svizzera o di un altro Stato Dublino. Il colloquio è condotto da una collaboratrice o un collaboratore della SEM in presenza di un rappresentante legale e di un interprete. Se è competente un altro Stato Dublino, chiediamo a quest’ultimo di condurre la procedura d’asilo. A seconda del risultato, la SEM emette una decisione di non entrata nel merito e ordina l’allontanamento verso lo Stato Dublino competente oppure avvia la procedura d’asilo ordinaria. La decisione di non entrata nel merito può essere impugnata dinanzi al Tribunale amministrativo federale.

E poi?

Se la competenza della Svizzera è accertata, si procede all’audizione sui motivi dell'asilo, alla quale partecipano anche un rappresentante legale, un interprete e un verbalista. L'audizione è un elemento fondamentale per valutare se sono soddisfatte le condizioni per l’entrata nel merito della domanda d’asilo, per il riconoscimento dello status di rifugiato e per la concessione dell'asilo e se sussistono eventuali ostacoli all’allontanamento. Se risulta possibile una decisione definitiva, la decisione di asilo di prima istanza viene presa direttamente nel centro federale d’asilo entro otto giorni lavorativi con procedura celere. Se sono necessari ulteriori chiarimenti, si procede alla procedura ampliata. Le decisioni negative possono essere impugnate dinanzi al Tribunale amministrativo federale.

Quante decisioni in materia di asilo prende la SEM in un anno e quante di queste vengono deferite al TAF?

Nel 2021 la SEM ha evaso in totale 15 464 domande d’asilo. Va detto però che dietro ogni domanda c'è una persona che chiede protezione. La SEM ha concesso l’asilo in 5369 casi e ha stralciato 956 domande. Le restanti 9139 decisioni erano in linea di principio impugnabili. Nel 2021 il tasso di ricorso si è attestato al 35,2%, vale a dire che in circa 3200 casi è stato presentato un ricorso al Tribunale amministrativo federale di San Gallo. Tuttavia, è interessante anche un altro dato: circa il 97% di tutte le decisioni impugnabili della SEM sono passate in giudicato. A mio avviso, questo dimostra che la SEM lavora con grande correttezza.

Come vengono accolte da voi le sentenze del TAF?

Le sentenze del TAF, in particolare le decisioni principali e quelle di coordinamento, sono basi importanti per definire e sviluppare ulteriormente la prassi della SEM in materia di asilo e di allontanamento, come pure per adottare e motivare le decisioni. Il personale della SEM apprezza molto le sentenze del TAF perché sono esaurienti, formulate in modo chiaro e ben motivate. A volte le nostre collaboratrici e i nostri collaboratori riprendono direttamente dei passaggi di queste sentenze per dare autorevolezza le decisioni d’asilo di prima istanza. Come dire, si rema tutti nella stessa direzione nel rispetto della separazione dei poteri.

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