E luce fu!

18 cancellieri e una giudice del Tribunale amministrativo federale si sono immersi per un giorno intero nel tema della struttura di una sentenza. E i due relatori del corso, Tobias Grasdorf e David Aschmann, hanno saputo illustrarne bene l’importanza. In programma, parole come struttura standard, argomentazione, tecniche di lavoro e la domanda fatidica: «Come stringo una sentenza?». Oltre a fornire consigli e astuzie utili nel lavoro di tutti i giorni, un altro importante obiettivo del corso era favorire lo scambio di esperienze fra i partecipanti.
Questione di vettore e di efficienza
«La struttura ci aiuta a trovare il filo per districarci tra i diversi dilemmi che ci si pongono davanti alla scrittura di una sentenza», ha detto in entrata il responsabile del corso e cancelliere Tobias Grasdorf. Il giudice David Aschmann ha poi mostrato come la chiarezza data da una buona struttura aiuti i destinatari a capire e accettare la sentenza – anche quando questa non va nel senso auspicato dalle parti. «Far capire un testo strutturandolo in parti è un sistema collaudato da secoli», ha precisato. «La struttura è il vettore del pensiero logico che ha condotto il giurista a prendere una decisione». E in più favorisce l’efficienza: «Chi ha dimestichezza con la struttura di intestazione, fatti, motivazione, dispositivo e indicazione dei rimedi giuridici arriva più velocemente a trovare una soluzione.»
«Incontrare dei professionisti della formulazione, tutti così esperti ed attenti, è stata proprio una bella esperienza»
David Aschmann, Kursleiter und Richter der Abteilung II
Eureka!
Che la struttura sia un aspetto importante di una buona sentenza e che valga quindi la pena darle il giusto peso è un punto su cui, a fine corso, tutti i partecipanti sono stati unanimemente d’accordo. La giudice Christa Preisig, fra gli altri, si è mostrata entusiasta: «Ho tratto enormi benefici dal workshop, rimettendo in discussione la mia tecnica di lavoro e in particolare i miei schemi mentali in materia di logica, strutturazione ed argomentazione». Sotto l’eccellente guida di Tobias Grasdorf e David Aschmann, è stata in grado di «fare luce su molti aspetti!». Ha preso coscienza delle strategie e dei trucchi che già applicava intuitivamente e fatto mente locale a come poterli utilizzare in futuro in maniera più consapevole e proficua. E «prezioso è stato anche lo scambio di opinioni con i colleghi di altre corti», ha concluso.
Anche Robert Weyeneth ha ricevuto input preziosi per il suo lavoro: «Il workshop mi ha indotto a riflettere sul mio personale modo di approcciarmi alla redazione di una bozza di sentenza», ha riferito il cancelliere. «È stato un valido scambio di esperienze sulle sfide pratiche cui siamo confrontati nella vita lavorativa quotidiana». Si è discusso ad esempio «del modo migliore per affrontare un nuovo caso o di come articolare in modo logico le bozze di sentenza, mantenendole il più breve possibile». Quanto alla cancelliera Regula Frey, ha trovato particolarmente interessanti soprattutto le discussioni sui temi della sentenza breve e dell’accettazione del giudizio: «Consiglio personale: rileggere sempre la bozza di sentenza guardandola attraverso le lente dell’accettazione!».
Consigliato anche a persone con esperienza
«Il workshop è altamente raccomandato anche a cancellieri e giudici esperti», ha commentato Roland Hochreutener. Il cancelliere ha apprezzato molto il fatto che i relatori abbiano fatto entrare in gioco il punto di vista dei cancellieri e dei giudici: «È stato utilissimo che tra i partecipanti vi fossero dei magistrati». Il corso ha offerto anche una buona panoramica degli aspetti strutturali essenziali di una sentenza del tribunale: «Ha fornito nuovi spunti, ha dato l'opportunità di mettere in discussione le routine esistenti e ha completato idealmente il know-how già presente». E, ultimo ma non ultimo, è stata una grande occasione per scambiare esperienze con cancellieri e giudici di altre corti.
In cosa consiste una buona sentenza?
Una buona sentenza è una sentenza che sa rendere giustizia in egual misura alla legge, alle parti e alla società. I cinque criteri principali di una sentenza ben scritta del Tribunale amministrativo federale? Essere redatta con cura e precisione, essere strutturata in modo logico e comprensibile, essere il più breve possibile e lunga quanto necessario, favorire la comprensione della decisione anche per la parte soccombente, rispettare le basi giuridiche e la giurisprudenza esistente.
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