Anonimizzazione automatica delle sentenze

Il Tribunale federale e il Tribunale amministrativo di Zugo utilizzano l’intelligenza artificiale per anonimizzare le loro sentenze ma non possono ancora rinunciare del tutto all’intervento umano.

28.03.2024 - Rocco Maglio

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L’anonimizzazione delle sentenze di un tribunale richiede tempo, presenta un rischio d’errore e non figura tra le attività preferite dei cancellieri o dei collaboratori di cancelleria. Eppure, l’uso dell’intelligenza artificiale (IA) in questo campo è solo agli inizi. A sostenerlo è Andrea Schmidheiny Konic, che per 14 anni ha lavorato in ambito giudiziario occupandosi tra l’altro dell’anonimizzazione delle sentenze presso il Tribunale d’appello di Zurigo. L’azienda di cui è contitolare, la Balo.ai GmbH, offre una soluzione di anonimizzazione basata sull’IA che viene utilizzata nei tribunali e nell’amministrazione del Cantone di Argovia dalla fine del 2021. L’imprenditrice è tuttavia convinta che fintanto che le sentenze non saranno scritte dalle macchine, l’anonimizzazione completamente automatizzata resterà una chimera: «Una buona anonimizzazione richiede sia la macchina che l’uomo: la macchina per l’identificazione e la marcatura, l’uomo per la ponderazione degli interessi e il controllo». Sulla base della sua esperienza personale, Andrea Schmidheiny Konic ritiene che grazie all’IA un’attività poco interessante può addirittura diventare piacevole a condizione che vi sia un’interfaccia utente intuitiva e facile da usare.

Più semplice e più veloce
Il Tribunale federale e il Tribunale amministrativo di Zugo sono tra i pochi in Svizzera a utilizzare l’IA per anonimizzare le sentenze. Il Tribunale federale ha introdotto un’applicazione con un algoritmo standard già nel 2013 e utilizza un’applicazione basata sull’IA dall’ottobre 2021.

«La macchina suggerisce, l’uomo controlla e completa»

Peter Josi

Il Tribunale amministrativo di Zugo dispone dalla fine del 2019 di un software con il quale anonimizza tutte le sentenze da pubblicare, in media 330 all’anno. «Per quest’attività utilizziamo sistematicamente il software perché semplifica molto il lavoro», spiega il segretario generale Patrick Trütsch. Il personale lo ha accettato bene, in particolare perché velocizza le procedure. C’è però la consapevolezza che non è infallibile. Per questo, si continua ad applicare il principio del doppio controllo: «Il cancelliere anonimizza i documenti con l’aiuto del software e un’altra persona procede al controllo».

Protezione dei dati, una sfida
L’anonimizzazione basata sull’IA permette un notevole risparmio di tempo anche al Tribunale federale. «La macchina suggerisce, l’uomo controlla e completa», spiega Peter Josi, responsabile dei media, aggiungendo che la sfida principale nell’utilizzo dell’IA è posta dalla protezione dei dati. Per addestrare gli algoritmi il Tribunale federale ha a disposizione circa 110 000 sentenze anonimizzate e non anonimizzate. «A causa dei dati contenuti nelle sentenze non anonimizzate non possiamo ovviamente far capo a operatori esterni (Google o Amazon) per ottenere la necessaria potenza di calcolo». L’addestramento dell’IA si basa unicamente sul sistema informatico del Tribunale.

La comunità scientifica sta ora discutendo la questione della de-anonimizzazione tramite l’IA. L’Università di Berna, per esempio, ha avviato un progetto di ricerca sostenuto dal Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica con l’obiettivo di sviluppare una piattaforma online con la quale i tribunali potranno anonimizzare le loro sentenze e valutare il rischio di re-identificazione delle sentenze anonimizzate.

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